Segreti in tavola
Sapevate che peperoni e peperoncini sono frutti della stessa pianta, e che i peperoncini altro non sono che peperoni piccanti?
La pianta in questione è il Capsicum annuum, un arbusto perenne di origine sudamericana che arriva fino agli 80 cm e che, oltre ai frutti, produce dei bei fiori bianchi. Ma in realtà esistono moltissime altre specie di Capsicum, tutte appartenenti alla famiglia delle Solanacee.
Inizialmente i peperoncini sono verdi, ma poi a seconda della tipologia possono arrivare ad essere gialli, arancioni, rossi, viola, marroni e addirittura neri. Anche la forma, le dimensioni e ovviamente il sapore variano tantissimo da una specie all’altra, anche se nell’immaginario collettivo il classico peperoncino è rosso e a forma di cornetto.
Il peperoncino è noto per la sua piccantezza, data dal contenuto di capsaicina, un alcaloide che interagisce con dei termorecettori presenti all’interno della nostra bocca, che mandano un segnale al cervello come se la nostra bocca bruciasse. Al contrario di quello che si crede, non sono i semi a contenere la maggiore concentrazione di capsaicina, ma la membrana interna, chiamata placenta. Oltre a rendere piccante il peperoncino, la capsaicina è anche in grado di aumentare la secrezione di muco e succhi gastrici, favorendo la digestione. Inoltre la sensazione di dolore indotta da questa sostanza può stimolare la produzione di endorfine, che inducono una sensazione di benessere generale. Oltre alla capsaicina, il peperoncino è particolarmente ricco di fibre e vitamine, soprattutto la vitamina C e i carotenoidi; inoltre contiene molti sali minerali, soprattutto potassio.
Normalmente il peperoncino si lascia essiccare e si aggiunge a piatti di ogni tipo sotto forma di polvere o in pezzettini, anche se alcune varietà si possono consumare fresche.
In Italia il peperoncino è ampiamente utilizzato in moltissime ricette tradizionali o meno, ad esempio nella famosa nduja calabrese o nella semplice pasta aglio olio e peperoncino, e i possibili utilizzi sono praticamente illimitati: per esempio si può giocare sul contrasto del piccante con il dolce e aggiungerlo al cioccolato, oppure preparare una squisita marmellata di peperoncino.
A volte però l’eccessiva piccantezza può diventare quasi una tortura, soprattutto per chi non apprezza particolarmente i piatti speziati. Ecco quindi i segreti per far passare il prima possibile la spiacevole sensazione di bruciore indotta dalla capsaicina: inutile bere acqua che, anzi, potrebbe anche peggiorare la situazione. Per alleviare il bruciore bisogna consumare latte, yogurt o qualunque prodotto caseario, meglio se liquido. Infatti la caseina contenuta nei latticini aiuta a rimuovere la capsaicina dai recettori nervosi. È questo il motivo per cui sia nella cucina messicana che in quella indiana le pietanze vengono spesso accompagnate da prodotti come panna acida o yogurt. Anche l’alcool e i grassi aiutano a sciogliere la capsaicina, quindi le bevande alcoliche, l’olio o il burro possono essere d’aiuto. E per smentire chi dice che non serve a nulla, anche il pane in realtà allevia il bruciore, soprattutto la mollica, perché con la masticazione viene a contatto con la lingua e le pareti della bocca e rimuove meccanicamente le molecole di capsaicina. Per ricapitolare, quindi, bevete latte o bevande alcoliche, mangiate formaggio o pane (magari imbevuto in dell’olio), e non disperate!