Segreti in tavola

17.02.2021
La Dottoressa Carla Lendaro ci racconta la storia di un grano antico
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Lo sapete che uno dei più famosi grani antichi, forse quello più ricercato e acquistato, è frutto dell’ingegno di un grande scienziato italiano?
Nel 1900 si applicava il selezionismo, tecnica questa molto lenta e spesso inefficace perché, una volta individuata la pianta con le caratteristiche migliori nell’ambito di una varietà di grano, si doveva aspettare la sua riproduzione e sperare che mantenesse quelle caratteristiche per cui era stata scelta.
Nazareno Strampelli, nato nel 1866 in provincia di Macerata e laureatosi in agraria a Pisa, introdusse una novità sensazionale: l’ibridazione, cioè l’incrocio tra varietà diverse. Oggi questa pratica appare normale, ma all’epoca suscitò grosse opposizioni in quanto veniva considerata un’intervento dell’uomo “contro natura”. L’ibridazione fu teorizzata a fine ‘800 da Gregor Mendel, ma Strampelli non conosceva gli studi di Mendel.
Strampelli realizzò un migliaio di incroci e collezionò critiche a non finire, anche violente. Ebbe però successo: creò tanti nuovi tipi di frumento, fra cui l’Ardito, una varietà ottenuta ibridando il grano autoctono italiano Rieti, resistente alla ruggine nera, con Akagomughi, giapponese, caratterizzato da bassa taglia e maturazione precoce, e con Wilhelmina Tarwe, olandese, ad alta produttività.
Fu grazie all’Ardito e al San Pastore che il regime fascista riuscì ad aumentare la produzione italiana di frumento, quasi a raddoppiarla, senza aumentare le superfici coltivate (la famosa battaglia del grano).
Strampelli non si arricchì mai con i suoi frumenti poiché scelse di non chiedere royalties per lo sfruttamento commerciale dei semi da lui distribuiti. Scrisse: «Le mie pubblicazioni, quelle a cui veramente tengo, sono i miei grani; ad essi resta affidata l’opera mia nell’interesse del mio paese»
Nel 1907, il deputato Raffaele Cappelli permise a Strampelli di effettuare delle semine sperimentali su dei campi di sua proprietà vicino a Foggia. Strampelli, nel 1915, selezionò una varietà autunnale adatta alla pastificazione, ottenuta da una cultivar tunisina e lo dedicò nel 1923 a Raffaele Cappelli, nel frattempo divenuto senatore. Il grano Senatore Cappelli diventò un successo tra gli agricoltori italiani, nonostante fosse alto e suscettibile all’allettamento, perché era molto più produttivo dei grani duri utilizzati in precedenza.
Negli anni ’60, le varietà di Strampelli furono sostituite da altre più produttive ottenute da mutazioni o da incroci a partire, quasi sempre, dalle sue varietà. Il più famoso è il grano Creso, capostipite di quasi tutti i grani moderni, ottenuto irradiando con neutroni e raggi gamma il Cappelli, presso il Centro della Casaccia del CNEN, ora ENEA.

(Se l’hai perso leggi e ascolta l’approfondimento di Carla Lendaro dedicato alla differenza tra dieta e regime alimentare)