Segreti in tavola
Siamo a nord di piazzale Loreto, tra via Ferrante Aporti, a ridosso dei binari della Stazione Centrale, da un lato, e via Padova dall’altro, comprese le traverse che incrociano via Palmanova. Verso Sesto San Giovanni c’è il viadotto. Tutto a ergersi a confine. In mezzo c’è viale Monza a fare da spartiacque tra NoLo Malibu e NoLo Ddr.
Perché i Noler chiamano proprio così, tra di loro, le due parti di un quartiere che – nella sua variopinta identità multietnica e multi stratificata dalla storia, che lo ha attraversato dalla fine dell’800 ad oggi – sta costruendo, dal basso, un progetto non solo di buona convivenza nella commistione etnica ma di reale, solidale integrazione. Non a caso forse il nome NoLo (acronimo per North Loreto, opera di tre amici del quartiere, seduti un giorno a un bar di Brooklyn) prende ispirazione da quartieri newyorchesi come SoHo o Tribeca che, nella diversità delle etnie, si sono costruiti oltreoceano una vivacità di vita sociale e artistica.
Andare alla scoperta del quartiere, dove vivono centomila abitanti o giù di lì (è il secondo di Milano per numero di residenti di oltre cento nazionalità), significa scoprire una storia e tante storie straordinarie. E a queste storie e a questo spicchio di Milano è dedicato il nuovo volume della collana Quartiere Italia delle Guide di Repubblica, dirette da Giuseppe Cerasa, che per quanto riguarda la metropoli lombarda annovera già le pubblicazioni dedicate a Navigli, Brera, Isola-Porta Nuova e Porta Venezia.
Un quartiere da scoprire attraverso le testimonianze di personaggi del mondo dello spettacolo e della cultura (da Ale & Franz a Gioele Dix, da Bassi Maestro a Fabrizio Fontana, da Carmen Covito ai Selton, passando per Gianni Biondillo, Carlo Vanoni ed Emilio Isgrò) ma anche grazie alle parole di quelle persone che del quartiere sono l’essenza. Quindi gli itinerari tematici che spaziano dalle piazze da non perdere alle aree verdi, dalla street art ai set cinematografici, dai teatri alle architetture più suggestive. Senza dimenticare le tante realtà che punteggiano il quartiere, a cominciare da Radio NoLo, da BienNoLo., dal NoLo Fringe Festival e dal Festival di SanNoLo. E non potevano mancare nel volume le recensioni dei migliori ristoranti, etnici, street food, pizzerie, luoghi del gusto, hotel, dimore di charme, b&b, artigiani e negozi della zona.
“I primi passi professionali – dice Gioele Dix – li ho mossi al Parco Trotter. Poco più che ventenne, con un gruppo di amici fondai il Teatro degli Eguali e per un certo periodo lavorammo alla scuola materna della Casa del Sole. La prima parte della mia carriera l’ho fatta mantenendo il mio nome di battesimo, David Ottolenghi. Poi, non so bene perché, mi misi in testa di trovare uno pseudonimo. La prima volta che salii sul palco dello Zelig fu anche il mio debutto come Gioele Dix. Ero convinto che questo pseudonimo non avrebbe mai funzionato, invece mi portò subito grande fortuna”.
NOLO, IL NUOVO CHE AVANZA
In edicola il nuovo capitolo della collana Quartiere Italia de Le Guide di Repubblica dedicata alle zone-simbolo delle città italiane. Ad aprire il volume le parole di Ale & Franz e Gioele Dix. Alle loro, tra le tante, si aggiungono le testimonianze di Bassi Maestro, Fabrizio Fontana, Gianni Biondillo, Carmen Covito e di quelle persone che del quartiere si ergono a protagoniste. “Non posso fare a meno di amare questo quartiere – assicura Franz – e ricordarlo sempre con grande piacere, anche se all’epoca in cui recitavo allo Zelig parcheggiavo in viale Monza e poi andavo via.
Oggi la zona è stata molto riqualificata, mi piace molto la Martesana, un angolo di Milano che ha custodito il fascino di un tempo, quello del naviglio, dove si passeggia e si va in bicicletta in mezzo a case basse e ben restaurate, tutta la città dovrebbe essere così». Gli fa eco il collega Ale: «Io non viaggio molto all’estero ma Milano non ha nulla da invidiare a città come Londra o New York, a partire dalla riqualificazione di quartieri periferici come NoLo”.
“Nolo – assicura il direttore delle Guide di Repubblica, Giuseppe Cerasa – è una delle zone dove si è materializzato il miracolo di una città che sa leggere nel futuro, sa aggregare, sa essere comunità, sa creare centri di interesse duraturo, sa restituire identità e consapevolezza.
È un luogo dove professionisti, creativi, studenti, famiglie e giovani hanno deciso di trasferirsi per sperimentare moduli di socialità innovativi che preservino dallo stress metropolitano e che diano un significato profondo al senso di appartenenza. Per ripartire, per sognare e per dare un senso ancora più profondo ad una città che non ha mai smesso veramente di guardare al futuro e all’innovazione”.
(Se l’hai perso leggi e ascolta l’approfondimento Segreti in tavola dedicato alle guide di Repubblica con Civita di Bagnoregio)