Travel Experience

16.03.2021
Lagos: “l’ascella dell’Africa”
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Amici oggi vi porto nella città più calda dove sono mai stato, a Lagos in Nigeria, appena sceso dall’aereo, l’abbraccio di Lagos mi ha tolto il respiro, facendomi ricordare che d’altronde se la chiamano “l’ascella dell’Africa” un motivo c’è.. Sceso dall’aereo, in un attimo gli indumenti erano zuppi di sudore. Non è poi andata meglio nell’aeroporto. I climatizzatori erano guasti e perfino gli addetti all’immigrazione boccheggiano, senza neppure la forza di chiedere la consueta «mancia per una birra». Le ultime energie della giornata le avevano usate per imprimere il timbro sul passaporto: «Welcome to Nigeria», sbuffando. Sono salito su un taxi per fermarmi subito dopo 400 metri, la strada, era un far west, dove nessuno rispettava il codice. I fischietti dei vigili non avevano alcun potere. A complicare la viabilità ho notato il fatto che Lagos sorgeva su una laguna e si estendeva tra la terraferma e alcune isole protese verso l’oceano. Ci siamo infilati su un lungo ponte, il Third Mainland Bridge che misurava quasi 12 chilometri, ma siccome era l’ora di punta e’ diventato un imbuto intasato, la cosa che mi ha colpito di più è che sono piombati sul taxi fermo, una marea di ambulanti con ogni genere di mercanzia: materassi, quadri, mappamondi, appendiabiti, asciugamani, e perfino caschi di banane. Mi sono trovato in un centro commerciale senza scaffali e con un’unica corsia lunga decine di chilometri. Ma appena arrivato in centro città ho scoperto che a Lagos non c’è modo di annoiarsi, la sera stessa sono stato al New Africa, lo storico locale fondato da Fela Kuti, compianto padre dell’afrobeat, la sera ho visto il miglior palcoscenico in Africa, ammirando i talenti emergenti della musica locale. Il giorno seguente sempre in taxi mi hanno portato a Tinubu Square, una piccola piazza dove c’è la statua di bronzo di un uomo vestito di stracci intento a leggere un libro. Ai suoi piedi, ho letto questa scritta: «La conoscenza è potere»… A ricordare che Lagos è una città di slum e cultura. Ma la cosa che da europeo mi ha colpito di più e’ la ricerca dell’eleganza , un tratto distintivo dei lagosiani, per strada la gente portava abiti e cappelli degni di un red carpet, cinture luccicanti, orologi grandi come arance, scarpe in pelle di coccodrillo, acconciature appariscenti e parrucche dai colori improbabili. Insomma Lagos mi ha colpito per il suo gusto di sbalordire, Devo dire che con me in un solo giorno c’è riuscita benissimo.

Se l’hai perso leggi e ascolta l’approfondimento Travel Experience dedicato a Sri Lanka)