Travel Experience

13.12.2020

Già sulla scaletta dell’aereo l’aria calda e umida dell’Africa ci accoglie con quell’odore che ci fa capire dove siamo.
E’ un odore che dopo tanti viaggi africani mi fa sentire a casa, in qualsiasi aeroporto sbarchi l’odore è sempre lo stesso e ci dà il benvenuto.
E’ notte e usciti dall’aeroporto veniamo risucchiati dal caos di Nairobi. John, l’autista che già in altre occasioni mi aveva accompagnato in Kenia, è li che ci aspetta con il suo sorriso ed il fuori strada.
Viaggiare di notte in Kenya non è consigliabile, quindi meglio dormire nella capitale e partire all’alba per affrontare le 6 ore di viaggio che ci porteranno nel Masai Mara.
La riserva naturale prende il nome da Masai, popolo di pastori, e da Mara, fiume che attraversa la riserva.
Il nostro obiettivo è raggiungere la parte occidentale del parco, quella più umida e ricca di acqua, habitat naturale per una moltitudine di animali.
La pista di terra rossa attraversa la savana, la sensazione che ci pervade è quella di libertà, del resto come non sentirsi liberi di fronte alle sterminate praterie coperte dall’Elephant Grass, erba così alta da poter nascondere leoni, gazzelle e rinoceronti, che solo l’occhio ben allenato di una guida riesce a scorgere.
Questo è il periodo della grande migrazione quando infinite mandrie di zebu e zebre passano dal Masai Mara al Serengheti in Tanzania, un unico grande ecosistema.
Intorno alle pozze d’acqua elefanti e rinoceronti si abbeverano, ci guardano con poco interesse mentre noi siamo senza fiato per l’infinita meraviglia.

(Se l’hai perso leggi e ascolta l’approfondimento Travel Experience dedicato al Kenya)