Segreti in tavola

19.05.2018

Avete mai sentito parlare del cubebe? E se vi dicessi… pepe di Giava?

Si tratta di una pianta della stessa famiglia del pepe classico, le piperacee, ed è diffusa nelle zone di Giava e Sumatra, in Indonesia. Già nel Medioevo il cubebe era arrivato in Europa e si era diffuso molto, ma pare che nel 1640 il re del Portogallo ne proibì la vendita per promuovere quella di pepe nero. Solo nel XIX secolo il cubebe è tornato alla ribalta, sia come pianta medicinale che come spezia e aromatizzante.

I frutti essiccati del cubebe sono molto simile a quelli del pepe nero, anche se presentano delle venature più pronunciate e hanno il picciolo attaccato alla bacca. Il sapore invece è intenso, amarognolo e leggermente piccante, ha un aroma che ricorda il mirto e il ginepro.

Il cubebe è noto fin dall’antichità per le sue proprietà benefiche; contiene infatti numerose sostanze, in particolare oli essenziali, ad azione espettorante e antisettica. Addirittura fino a pochi anni fa erano molto diffuse delle sigarette terapeutiche al cubebe, per il trattamento di disturbi quali asma e faringiti croniche.

Il cubebe in cucina si può utilizzare proprio come il pepe, per insaporire salse, ricette di carne, verdure. È molto diffuso nella tradizione culinaria indonesiana, dove per esempio si può utilizzare per fare il masala. Ma ecco alcuni segreti per sfruttare al meglio il suo gusto del tutto particolare: il cubebe è perfetto in pasticceria, perché si creano dei contrasti sfiziosi, ed è indicato negli impasti per i biscotti salati. In Marocco talvolta si candiscono le bacche di cubebe con zucchero o glassa di tamarindo. Il cubebe si sposa anche benissimo con il cioccolato. Il vero segreto, però, è aggiungerne un pizzico a un calice di prosecco. Provare per credere!